Stavamo a Bologna, mia moglie e io, il 16 e 17 novembre 2019, per “Giallo Festival”, una manifestazione al suo esordio sul mondo del “giallo”, la parola inventata dagli italiani per definire tutta una serie di letteratura mistery: dal poliziesco, al thriller, dall’horror alla fantascienza, dal noir alla spy-story. Noi eravamo lì perché ero finalista con il mio “Marion” nella sezione “Un racconto per il Cinno” (il Cinno non sarebbe altri che il comico bolognese Stefano Bicocchi, in arte “Vito”). Una bellissima manifestazione, questo “Giallo Festival”, ben organizzata, da consigliare a tutti gli appassionati del genere, che si ripeterà anche per il 2020.
Domenica 17 novembre 2019 siamo lì per “90 anni del Giallo Mondatori: dall’edicola alla libreria”. Sul palco tre nomi illustri di quel mondo: Franco Forte, curatore attuale della collana e scrittore di gialli storici, Carlo Lucarelli e Marco Malvaldi, noti scrittori “giallisti”. Pendo letteralmente dalle labbra di questi tre giganti della letteratura che più mi appassiona. L’incontro è fatto di storia – la collana Giallo Mondadori viene prodotta incessantemente, tranne qualche pausa durante la seconda guerra mondiale, dal 1920 –, aneddoti, scritture e letture importanti. Ad un certo punto il discorso cade su un libro di Fruttero & Lucentini, che tutti e tre i protagonisti definiscono “fondamentale” per la storia del genere giallo italiano: “La donna della domenica”. Per un fan del giallo come il sottoscritto non aver letto una pietra miliare è senz’altro una vergogna, pertanto, per rimediare a tale onta, decido, alla prima pausa, di correre a comperarlo nel banchetto delle vendite. L’edizione è l’ultima fatta uscire da Mondadori che, caso unico da quando la collana viene prodotta, si può acquistare in libreria, anziché in edicola (€ 16,00).
Devo confermare, allorché qualcuno sentisse il bisogno della mia opinione, ma ne dubito, che si tratta effettivamente di un capolavoro, ma non (o solo) del genere giallo, che suonerebbe oltremodo riduttivo, ma della letteratura italiana del novecento in generale. Il meccanismo del giallo è lì riportato in modo sublime e innovativo, ma, a parer mio, serve soltanto come pretesto per dipingere un quadro impietoso della Torino bene degli anni settanta. Uscito nel 1972, La donna della domenica è il primo e il più popolare dei libri di Fruttero & Lucentini, e, a quasi 50 anni dalla prima edizione, resta tuttora l’insuperato capostipite del giallo italiano. Divertente e godibilissimo, il racconto si snoda tra i vizi, l’ipocrisia, le comiche velleità e gli esilaranti chiacchiericci che animano la vita della borghesia piemontese, tra architetti misteriosamente assassinati, dame dell’alta società tanto affascinanti quanto snob, poliziotti e industriali. Sullo sfondo vi è una Torino in apparenza ordinata e precisa fino alla noia, che nasconde un cuore folle e malefico. Un romanzo paradossale e raffinato, complesso ma leggero, che mantiene ancora intatte le sue doti di freschezza, eleganza e fulminante ironia.
Ritornando al meccanismo del mistery ho trovato il libro una miniera di insegnamenti. Uno mi ha affascinato più degli altri: ogni capitolo potrebbe essere un giallo a se stante dove gli autori srotolano la trama in due o più palcoscenici contemporaneamente, che si avvicendano tra di loro, aumentando la suspense ad ogni cambio di scena. Mi spiego meglio: ogni accadimento si intreccia con un altro, che interrompe ogni volta il flusso del racconto primario, cosicché non vedi l’ora di superare lo scoglio che ti viene frapposto alla continuazione di quella trama, essendo giustamente curioso di sapere come andrà a finire quella che a te sembrava la traccia predominante. Mano a mano però, quello che appariva un intralcio, un qualcosa messo lì per pura cattiveria, per aumentare la tensione, si rivela un’altra “storia”, anch’essa rilevante; alla fine del capitolo, quelle due o più trame si compenetrano, rivelandoti qualche traccia fondamentale per la soluzione del caso. In questo senso magistrale è il capitolo della visita al Balon di Torino, il mercato delle pulci di Porta Palazzo. È qui che avviene uno dei fatti più torbidi del romanzo; tra le sue vie tutti i personaggi del libro, la bellissima Anna Carla per comprare un regalo al commissario Santamaria, Massimo Campi per rivedere Lello e troncare la loro stanca relazione omosessuale, l’antiquario Vollero per acquistare delle “croste”… e tanti altri, vengono mossi con maestria e eleganza, in un susseguirsi di colpi di scena, dove capti che da un momento all’altro il crimine verrà infine commesso: sai senz’altro chi sarà la vittima e intuisci pure il perché, ma quando accadrà, dove succederà, e chi lo farà è un maledetto mistero che si risolve nelle ultime righe del romanzo.
Che altro dire se non invitarvi ad aggiungere alla vostra collezione al più presto “La donna della domenica” e che il libro, nel 1975, viene trasposto al cinema, in un film diretto dal grande Luigi Comencini, con Marcello Mastroianni, Jacqueline Bisset e Jean-Luis Trintignant, musiche di Ennio Morricone e il cui successo è stato pari a quello del romanzo.
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